Dopodomani si celebra la Commemorazione dei defunti che è una ricorrenza della Chiesa cattolica. Si celebra il 2 novembre di ogni anno.
Nel calendario liturgico segue la festività di Ognissanti, che ricorre domani, 1º novembre.Così tutti noi cattolici ci ricorderemo dei nostri cari, con preghiere e visita ai cimiteri.
Possiamo accendere anche qualche cero perchè la sua la fiamma ci ricorda la «luce di Dio», o più precisamente la «luce di Cristo» presso il quale ora stanno le anime trapassate a nuova vita.
In Italia:
È consuetudine nel giorno dedicato al ricordo dei defunti visitare i cimiteri locali e portare in dono fiori sulle tombe dei propri cari.
In molte località italiane è diffusa l'usanza di preparare alcuni dolciumi, chiamati infatti dolci dei morti, per celebrare la giornata.
In Sicilia durante la notte di Ognissanti la credenza vuole che i defunti della famiglia lascino dei regali per i bambini insieme alla frutta di Martorana e altri dolci caratteristici.
In Sicilia durante la notte di Ognissanti la credenza vuole che i defunti della famiglia lascino dei regali per i bambini insieme alla frutta di Martorana e altri dolci caratteristici.
Nella provincia di Massa Carrara la giornata è l'occasione del bèn d'i morti, con il quale in origine gli estinti lasciavano in eredità alla famiglia l'onore di distribuire cibo ai più bisognosi, mentre chi possedeva una cantina offriva ad ognuno un bicchiere di vino; ai bambini inoltre veniva messa al collo la sfilza, una collana fatta di mele e castagne bollite.
Nella zona del monte Argentario era tradizione cucire delle grandi tasche sulla parte anteriore dei vestiti dei bambini orfani, affinché ognuno potesse metterci qualcosa in offerta, cibo o denaro. Vi era inoltre l'usanza di mettere delle piccole scarpe sulle tombe dei bambini defunti perché si pensava che nella notte del 2 novembre le loro anime (dette angioletti) tornassero in mezzo ai vivi.
Perchè i crisantemi sono considerati i fiori dei morti?
Il racconto:
C'era una volta, tanto tempo fa, in una terra lontana lontana, una misera famigliola in cui il padre era morto da diversi anni e la madre era molto malata.
La figlioletta, mentre sedeva dinnanzi al camino quasi spento pregava intensamente perché Dio non le strappasse la mamma, almeno nella sera d'Ognissanti.
D'improvviso l'angelo della morte le apparve in tutto il suo tetro splendore per concederle la grazia richiesta.
La bimba fissava per nulla impaurita quella sinistra figura, che maestosa ed imponente si ergeva dinnanzi a lei tra lampi di neri bagliori e strazianti gemiti.
Concederò a tua madre tanti anni quanti saranno i petali del fiore che mi donerai, disse la morte con tono beffardo ed irridente.
La bambina corse subito fuori nel giardino, ma era autunno e dinnanzi ai suoi occhi si schiuse un panorama spettrale desolante che non lasciava intravedere alcun fiore. La luce del sole ormai lontana moriva nel punto più lontano del cielo, proprio là dove si perde il giorno; sul terreno quasi ghiacciato i passi risuonavano sordi, mentre raffiche di vento come sferzate colpivano i rami secchi degli alberi, strappando le poche foglie secche ancora rimaste.
Tra le fredde zolle e qualche erbaccia restava però un piccolo fiore, dall'aspetto sgraziato e con solo qualche debole petalo maltrattato dalla brina notturna.
La bimba colse delicatamente con le sue minute mani quel prodigioso fiorellino che sfidava i rigori del profondo autunno pur di salvare la sua mamma.
Mentre con angoscia contava gli sparuti petali una straordinaria idea le illuminò lo sguardo: cominciò allora freneticamente a ritagliarli in sottilissime strisce così da aumentarne fortemente il numero, ogni nuovo petalo, così sarebbe divenuto un giorno in più per la vita della sua povera mamma.
La morte, quando già pregustava il suo trionfo e s'accingeva a spegnere nel suo freddo soffio quell'esile fiamma che manteneva ancora in vita la donna malata, vide la protagonista di questo racconto correrle in contro, ansimante, ma felice perché recava tra le dita un fiore dai mille petali. L'angelo nero dovette, allora, ammettere la propria cocente sconfitta dinnanzi ad una bambina così piccola ed indifesa, ma mossa da un amore senza confine per la propria madre.
Da quel giorno creature celesti, spiriti ed ombre vaganti senza pace nella nebbia del regno oltremondano trassero un grande insegnamento dal coraggio di un umile fanciullina capace di beffare la morte stessa, nonostante la sua tragica onnipotenza: