UDL su GENTILEZZA
OBIETTIVO FORMATIVO
Prendere coscienza che la propria umanità è misurata dal grado di gentilezza che si manifesta nei confronti dell’altro.
-Fase 0
Obiettivo (Dicembre 2015)
-Acquisire le conoscenze spontanee sulla gentilezza.
Attività
A) -Conversazione clinica registrata sul quaderno con successivo confronto del gruppo classe in circle-time.
Le domande
1. Che cosa ti fa venire in mente la parola gentilezza?
2. Quando si è gentili?
3. Come mai si è gentili?
4. Con chi si è gentili?
5. Perché si è gentili?
6. Cosa accade quando viene meno la gentilezza?
Risultati:
-Restituzione delle conoscenze informali:
mappa mentale
-Analisi di Conversazione Clinica, a cura della prof.ssa G.Cipollari
mappa mentale
-Analisi di Conversazione Clinica, a cura della prof.ssa G.Cipollari
-Alla prima domanda “Che cosa ti fa venire in
mente la parola gentilezza?” i bambini assumono tre posizioni distinte. Un
gruppo associa il termine alla bellezza, al dono, all’ amore, alla generosità.
Altri pensano a comportamenti legati
soprattutto all’amicizia che si esprime in abbracci, in regali, in prestiti di
cose proprie; c’è anche chi cita il gesto di aiutare i poveri o di offrire il
the a persone senza casa. Un ultima posizione è quella di chi individua nel
rifiuto di comportamenti scorretti una forma di gentilezza per cui è gentile
chi non litiga.
-Alla seconda domanda “Quando si è gentili” i
bambini continuano ad oscillare tra comportamenti positivi che si esprimono in
un fare e il rifiuto di comportamenti
negativi individuati nel non fare. Si
è gentili quando si saluta,quando si fa un regalo, quando si aiutano le
persone, quando si fa un favore o si fa qualche cosa per le persone che ci vogliono bene, quando si dà un cioccolatino.
Si è anche gentili quando non si litiga e non si fa male all’altro. La
gentilezza è veicolo di amicizia. Un bambino dice che la gentilezza fa tornare
il sorriso di chi la riceve.
-Alla terza domanda “ Come mai si è gentili?” la
maggior parte i bambini risponde che la motivazione della gentilezza risiede
nel senso dell’amicizia e del volersi bene per essere socievoli e giocare
insieme. Per alcuni bambini la
gentilezza è un’esigenza richiesta per essere bravi, per non fare del male, per
compiacere a Dio e per non nutrire rabbia. Altri affermano che essere gentili è
necessario per avere gentilezza e che le persone ne hanno bisogno. Una bambina
afferma che c’è gentilezza quando si vive in un clima di gentilezza.
-Alla quarta domanda “ Con chi?” la maggior parte
dei bambini orienta la gentilezza verso gli amici, la famiglia, le persone con cui si ha un legame affettivo. Altri
invece dicono che bisogna essere gentili con tutti, in particolare con i più
deboli come gli anziani. Una bambina afferma che bisogna essere gentili anche
con i cattivi.
-Alla quinta domanda “ Perché’” la causa della
gentilezza è nell’esigenza di essere bravi così da non diventare cattivi da
grandi. Per diversi allievi la gentilezza è lo strumento per avere amici con
cui giocare sereni e per farsi voler bene Alcuni affermano che si è gentili per
amore. Un ragazzino sostiene che la
gentilezza è un modo per diventare come Gesù e per aiutare gli anziani.
-Alla sesta domanda “Cosa accade quando viene meno
la gentilezza?” tutti riconoscono la negatività della perdita di gentilezza.
Alcuni sostengono che si diventa cattivi, arroganti, si perde il controllo, si
perde l’amore e la generosità, si diventa “monelli”. Altri considerano la perdita di gentilezza una
causa di cessazione dell’amicizia e una perdita di amore da parte degli altri,
tanto che nessuno vuole bene a chi non è gentile.
-Commento alla Conversazione Clinica, a cura della prof.ssa G.Cipollari.
Le conoscenze
spontanee dei bambini attestano che
all’interno della classe ci sono diversi approcci alla gentilezza e ciò favorisce
un decentramento dei bambini che si trovano a confrontarsi su linee
diverse. Il primo livello verso cui gli allievi si attestano è quello legato a
concepire la gentilezza come una forma di superamento di atteggiamenti negativi
per cui la gentilezza invita a non assumere gesti scorretti: la persona gentile
non litiga, non fa male all’altro, non nutre rabbia, non è arrogante. Questa
fase può trovare conferma in un’attività
didattica in cui si distinguono le persone gentili da quelle non gentili che
vengono giudicate proprio sulla base di comportamenti inaccettabili per una
serena convivenza. Il secondo livello è quello del fare un favore dell’altro.
All’interno di questa seconda fascia ci sono posizioni diverse: per alcuni la
gentilezza è cortesia formale per cui il senso può essere quello rispondere
alla più elementare norma di educazione che si esprime nel gesto del saluto o di offrire un cioccolatino o di contraccambiare doni; per altri, invece, è solidarietà per
cui la persona gentile aiuta le persone,soprattutto
le più deboli quali gli anziani. Si profila infine un terzo livello molto più
raffinato su cui è bene indagare partendo da certe dichiarazioni degli allievi
e sulle quali occorre focalizzare
l’azione educativa: essere gentili “fa tornare il sorriso” e le “persone hanno
bisogno di gentilezza”. Queste affermazioni hanno un significato fortemente
polisemico e richiedono una delicata azione di interpretazione: cosa vuol dire
notare che un atto di gentilezza suscita il sorriso? come ci si sente dopo aver provocato il sorriso
nel volto dell’altro? che cosa significa che le persona hanno bisogno di
gentilezza? chi ha bisogno di gentilezza? perché ? come mai? Si tratta di
avviare un ‘educazione al sentimento che superi dichiarazioni astratte o per
sentito dire o imposte come norme coercitive. Occorre far sentire ai bambini, e
ancor meglio se sono piccoli, come sia piacevole essere gentili, come l’essere
gentili rappresenta una istanza dell’animo che
rende sereno chi è gentili a prescindere dal risultato o dalla
convenienza. Su questa strada si è incamminata una bambina che afferma che
occorre essere gentile con i cattivi, perché l’importante è essere gentili : la
gentilezza conquista i cattivi e al tempo stesso fa star bene chi la elargisce
naturalmente. Si tratta di fare un cammino per comprendere la differenza dal
comportamento indotto ma non sentito ( per compiacere Dio o per essere bravi) a
quello invece condiviso tanto da capire che è bene diventare come “Gesù” ovvero
come una persona dotata di profonda umanità che rifiuta la volgarità delle
parole, dei gesti,delle scelte di vita. Si tratta di ripristinare un clima-
come chiedono gli stessi bambini – in cui essere gentili è una modalità di
essere che fa star tutti beni in quanto ripristina quell’armonia sociale senza
la quale il mondo è violento, non accettabile. Dalla logica del non fare
agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te in cui predomina ancora
una visione del tornaconto personale (alcuni bambini sono gentili per non
perdere gli amici e per non star soli) è
bene passare a quella di fare agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te
(“tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo al loro”-
Mt 7,12) o ancor meglio “non bisognerebbe comportarsi con gli altri in un modo
che non è gradito a noi stessi”(Mahabharata
XIII, 1 14 8), espresso laicamente da Sartre nella frase “ ciò che non è bene per gli altri non è bene
nemmeno per noi stessi”. La favola “ Federico” di Leo Lionni in cui il
protagonista si dedica a coltivare calore, colori e parole può offrire una base
di riflessioni sull’importanza di ciò che è immateriale ma che è egualmente
reale e che serve per crescere dentro: i sentimenti, il sentirsi bene con se
stessi è di gran lunga più importante che avere un ennesimo regalo da
aggiungere ai tanti altri di una a volte inutile collezione. Far capire questo
può aiutare i bambini a crescere in umanità che è poi la funzione principale
dell’insegnante di discipline umanistiche.
Risultati:
-Fase 1
Obiettivo (Gennaio 2015)
Avviare la
riflessione cognitivo-affettiva-linguistica sulla gentilezza.
Attività
A) - Presentazione dei cartellini con immagini di personaggi fantastici tratti da favole o cartoni animati con commento degli alunni a partire dalle risposte alle seguenti domande:
-Chi è?/Chi sono?
-Cosa fa?/ Cosa fanno?
-È gentile?/Sono gentili?
-Perché sì/no?
-Come mai?
La rielaborazione
Risultati:
Attività
B) -Analisi delle qualità della gentilezza rilevate nella precedente conversazione e i loro opposti: sinonimi e contrari.
Risultati:
a)
b)
Fase 2
a)
b)
Fase 2
Obiettivo (Febbraio 2015)
Favorire la riflessione sulla gentilezza partendo
da una favola.
Attività
A) - Ascolto e commento della favola "Federico" di Leo Lionni.
Risultati:
a) Registrazione sulla Lim delle osservazioni degli alunni:
b) Rappresentazione tramite disegno del racconto:
d) E-book: "Federico, il topolino gentile".
Riflettere sui propri comportamenti.
Attività
Risultati:
a) Registrazione sulla Lim delle osservazioni degli alunni:
????
c) Circle time: confronto, discussione sulle riflessioni fatte sui personaggi del racconto.
Fase 3
Obiettivo (Marzo 2015)
Attività
A) -Risultati dell'intervista... tradotti in grafici:
Fase 4
Obiettivo (aprile 2015)
Prendere
coscienza delle situazioni generate dall’essere o no gentili.
Attività
Attività
A) -Ideazione di un cartellone con esempi reali di atti di gentilezza, con riflessioni personali in circle-time.
Obiettivo (Maggio 2015)
Analizzare l’importanza del riconoscimento della gentilezza come valore.
Attività
Analizzare l’importanza del riconoscimento della gentilezza come valore.
Attività
A) - Memorizzazione della seguente poesia:
Gentilezza
Se
a qualcuno cade un soldo,
lo raccolgo e glielo rendo;
se mi fanno una domanda,
io sorrido e poi rispondo.
Se
a uno manca il pennarello,
la matita od il righello,
non mi faccio supplicare:
gli do il mio senza esitare:
Se
ad entrare siamo in due,
dico: “Prego, passi pure”.
E se ho urtato un passante
chiedo scusa prontamente.
Se
la nonna ha un pò da fare
io la vado ad aiutare:
gentilezza e cortesia
danno al mondo più armonia!
Fase 6
Obiettivo (Maggio 2015)
Analizzare l’importanza della trascrizione narrativa per approfondire il lessico e le norme della gentilezza.
Analizzare l’importanza della trascrizione narrativa per approfondire il lessico e le norme della gentilezza.
A) - Ricerca delle parole della gentilezza, sull' invito di Papa Francesco:
Fase 7
Obiettivo (Maggio 2015)
Riflettere sul percorso didattico
Riflettere sul percorso didattico
Nessun commento:
Posta un commento