mercoledì 2 novembre 2011

Passeggiata ecologica a... Monte Faito

Passeggiata ecologica a... Monte Faito
(Testo collettivo: detto a più voci… scritto da più mani)

La mattina quando mi sono svegliata, ero molto emozionata perché dovevo andare in gita a monte Faito insieme ai miei compagni di classe e alle mie maestre (Alessandra De Sinno).


Eravamo eccitatissimi all’idea di fare già una gita! (Maria Michela Ferraro).


Siamo arrivati a scuola, siamo saliti per niente perché subito siamo riscesi…(Gennaro Pio Savarese).


Siamo uscite con le maestre fuori la scuola; saliti nel pulmino, guardavamo il panorama che consisteva in montagne alte, paesaggi e mare (Maria Michela Ferraro).


Il viaggio è stato lungo, ma poi siamo arrivati. Appena siamo scesi abbiamo trovato di fronte una signora e un signore. Si sono presentati: la signora si chiamava Elena e il signore si chiamava Dario (Federica Desiderio).

 A farci da guida erano loro e altri amici dell’associazione “I love Monte Faito” (Fiorinda De Simone).
 
Elena ci ha spiegato cosa facevamo in queste due ore (Federica Desiderio).

Avremmo fatto “gli escursionisti per un giorno”. Quando ho sentito queste parole sono stata molto contenta e avevo già capito che questa sarebbe stata una bella gita (Maria Ilaria De Francesco).







 Abbiamo incominciato a camminare…(Federica Desiderio).

Le volontarie ci hanno chiesto di tenere gli occhi a terra per non cadere fra le radici (Marco Del Pizzo).

Abbiamo passeggiato lungo i sentieri dove c’erano molti alberi: faggi e castagni (Alessandra De Sinno).   

Il terreno era tutto fangoso (Luca Patavini).


Lungo il tragitto abbiamo visto degli uomini che raccoglievano castagne. Arrivati nel sottobosco, l’accompagnatrice ci ha spiegato che non dovevamo toccare i funghi, ci ha anche detto che non dovevamo raccogliere le castagne senza guscio ma solo quelle col guscio chiuso.

Dopo le raccomandazioni, noi alunni con i vari gruppi di maestre e con i tre accompagnatori ci siamo incamminati nel bosco. Abbiamo preso dallo zaino le nostre buste per raccogliere i ricci oppure varie cose che pensavamo potessero servire a scuola (Maria Michela Ferraro).



Siamo passati vicino ad una vasca e ci hanno spiegato a cosa serviva. Questa vasca serviva come serbatoio di acqua in modo che le mucche quando passavano, si abbeveravano perché vivevano allo stato libero (Mario Esposito Seu Margherita).



Con gli anni le mucche non ci sono più. Ora invece molti e lunghi lombrichi nuotavano nell’abbeveratoio (Federica Desiderio).



Elena ci ha spiegato perché c’erano:mangiavano il terreno e producevano buon concime (Francesco Favi).


Abbiamo percorso tanti sentieri, alcuni più pericolosi e altri meno pericolosi (Mara Rapesta).
 Camminavamo tra faggi, pini e altri alberi. Abbiamo trovato tantissimi rami giganteschi che erano caduti (Raffaele Esposito).


Camminando raccoglievamo e vedevamo che era un po’ inquinato: c’erano cartucce e lattine. Elena trovò alcune buste che forse aveva buttato uno di noi (Francesco Damiano).



(Alla vista di questo materiale inquinante) insieme abbiamo detto: “Guardate che bel posto, perché l’uomo lo deve ridurre in questa maniera? La maestra Anna ha detto al rappresentante di classe e a tutti gli altri di fotografare le cose che inquinano l’ambiente perché dopo le avrebbe messe sul blog (Mara Rapesta).





Io presi un bastone, ci camminai un po’ poi ne presi un altro e diedi l’altro bastone a Luca, il mio migliore amico, ci appesi la mia busta per raccogliere e camminare ancora. Si vedevano sempre più castagne e ricci (Francesco Damiano).


Mentre camminavamo abbiamo sentito, odorato e visto il silenzio del bosco, il profumo del bosco, il colore delle foglie d’autunno e alberi secolari (Alessandro Tempio).




Sono rimasta molto colpita da un faggio gigantesco, con un tronco grandissimo e radici che uscivano dal terreno. Gli accompagnatori ci hanno spiegato che quel faggio aveva quattrocento anni (Alessandra De Sinno).



La guida ci ha fatto sedere per terra e ha fatto mettere le mani per terra per sentire l’energia che ci trasmette la terra; ci ha fatto chiudere gli occhi e dire in mente la nostra cioè cosa volevamo dire al grande faggio… (Federica Desiderio).


E noi incuriositi abbiamo chiesto in coro: “Perché?” E lei ci ha risposto: “Così voi date energia agli alberi e gli alberi danno energia a noi”. Allora tutti ci siamo seduti sulle radici, abbiamo messo le mani per terra e abbiamo incominciato a parlare con l’albero (Nicoletta Lanni).





Io gli ho detto: -Diventi più bello e gli animali vengono di più … da’ l’energia a tutti per continuare a camminare per i boschi (Christian De Simone).
Poi (la guida) ci ha detto: -Ora che siamo carichi di energia alziamoci e andiamo per il sentiero (Federica Desiderio).













Camminiamo e camminiamo, siamo arrivati a una “neviera”. Elena ci ha spiegato che d’inverno (le persone del posto) mettevano la neve dentro questi buchi enormi, la schiacciavano e ci mettevano il terreno e le foglie sopra; d’estate toglievano il terreno e le foglie, prendevano un blocco di ghiaccio e si mettevano a correre: lo portavano al villaggio e lo mettevano vicino al mangiare (o nelle bevande) per farlo raffreddare (Lorenza Esposito).




È stato bello vedere i castagneti da cui cadevano castagne ed alcune ancora nei loro ricci. Ho visto anche tanti funghi, alcuni bianchi e altri rossi con palline bianche, che erano velenosi (Alessandra De Sinno).










Siamo passato per un percorso molto stretto, la lettiera di foglie era molto morbida e i nostri piedi sprofondavano di qualche centimetro (Maria Ilaria De Francesco).

Siamo arrivati in un luogo che si chiamava “Chiaria” (Gennaro Pio Savarese).

(Qui c’erano tante) piante eliofile cioè felci. Elena ci ha spiegato che le felci sono piante eliofile e che eliofile significa che amano il sole. Elena ci ha inoltre spiegato che i faggi sono sciofili cioè che possono vivere anche con poca luce (Fiorinda De Simone).

Siamo entrati in un bosco misto dove stavano tutti gli alberi che avevamo già visto (oltre al pino e la betulla) (Gennaro Pio Savarese).
Nell’ultima parte del percorso siamo andati in un’area piena di castagne e di ricci (Maria Ilaria De Francesco).

Gennaro e un altro mio amico prendevano queste castagne di nascosto (mentre) tutti gli altri invece di prendere le castagne, prendevano i ricci e la maestra Concetta diceva: -Basta prendere le castagne!” (Benito Bagnulo)

Io ho raccolto semi simili a chicchi di caffè, faggiole, felci, ricci, castagne e tante altre cose (Giorgia Visco).

Quando siamo arrivati ai pulmini eravamo tutti molto ma molto stanchi e anche molto affamati (Nicoletta Lanni).

Poi siamo saliti nel pullman e siamo andati a fare merenda in un’area attrezzata dove ci hanno fatto assaggiare le castagne caldarroste cioè le castagne arrostite (Mauro D’Urso).


Le castagne fatte sulla brace, erano fantastiche! (Luca Patavini).

Dei volontari cuocevano le castagne: abbiamo fatto una grande festa! (Lorenzo Sarica)



Un mio amico che si chiama Giulio ha offerto a tutti un biscottino fatto da sua madre e invece la maestra offriva i succhi di frutta (Nicoletta Lanni).

Alla fine ce ne dovevamo andare via, volevo restare ancora però ce ne dovevamo andare per forza (Aurora Esposito).

Al ritorno eravamo tutti molto stanchi. Arrivati a scuola i nostri genitori erano lì che aspettavano. Questa giornata a Monte Faito è stata faticosa ma allo stesso momento bella, emozionante e soprattutto istruttiva (Nicoletta Lanni).

Il viaggio è stato divertente, ma anche istruttivo, perché già dal pullman abbiamo visto tanti alberi di diverse dimensioni […] la guida che ci accompagnava in questa avventura, ci ha portato,infatti, per sentieri che non avevo mai visto… (Raffaella Vitale).
Io sono rimasto molto contento di questa passeggiata perché ho potuto vedere e sapere tante cose. Ho visto anche un asino e un cavallo liberi! Siamo tornati a scuola con la gioia che la Madonna aveva ascoltato le nostre preghiere facendo uscire una bella giornata (Mario Esposito Seu Margherita).





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